PCI: “Il Lavoro non può essere una guerra”

 
 

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Partito Comunista di Verona

“Nei luoghi di lavoro, ogni giorno, muoiono in media più di 2 lavoratori. Un massacro che sembra non avere fine.

In Italia, dall’inizio del 2018 al 3 settembre, 496 morti sui luoghi di lavoro, oltre 900 con i morti sulle strade e in itinere. Dei 496 lavoratori, 50 operavano in Veneto, 12 di loro nella provincia di Verona (fonte cadutisullavoro.blogspot.com/).

È inaccettabile che i luoghi di lavoro, le fabbriche, i cantieri, gli uffici, le campagne diventino veri e propri campi di battaglia.

Noi non possiamo vivere la precarietà e l’insicurezza nel lavoro come “normalità”. Per questo chiediamo con fermezza l’abrogazione di tutte le leggi inique che sono state approvate dai governi negli ultimi decenni (a partire dalla famigerata legge 30, dalle “riforme” Fornero, dal Jobs Act fino ad arrivare al cosiddetto “Decreto Dignità”, che riteniamo assolutamente insufficiente e inadeguato per cambiare la situazione odierna).

Sappiamo che le “morti bianche” sono indice di ritmi di lavoro e di fatica intollerabili, del non riuscire ad andare in pensione, di retribuzioni insufficienti a vivere. Si devono investire risorse, imporre regole, colpire con rigore e durezza i trasgressori, senza sconti o indulti. Qualcuno, forse, dirà che così si mettono lacci all’economia, che si frena la competitività, che si colpiscono “le imprese”. Non è vero! Noi vogliamo solo riaffermare che il primo diritto costituzionale è il lavoro. Un lavoro che non sia una condanna, ma che possa farci progettare serenamente un futuro migliore per noi e i nostri figli.

Siamo stanchi di piangere chi muore perché lavora.

Tutti abbiamo il diritto di lavorare meno, meglio e in sicurezza.

Per questo è necessario lottare”.

 
 

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