I paradossi della politica e le contraddizioni di alcuni (forse tanti) politici di mestiere

 
 

LETTERE ALLA REDAZIONE 

Mai in tanti anni mi è capitato di dover assistere a situazioni così paradossali, in cui ben due formazioni di destra, per poter  governare, avrebbero ciascuna bisogno del sostegno e dei voti di una delle due formazioni di sinistra, rimaste entrambe escluse dal ballottaggio.
Mai avrei pensato che una formazione che rappresenta una sinistra, quella più a sinistra del PD, sia costretta a cercare accordi con gli esponenti di quella destra, forse quella che piu ha combattuto, per non rimanere esclusa dalla partecipazione diretta ai lavori del consiglio comunale. Analogamente questa formazione di destra, che ha ottenuto al primo turno il risultato più significativo, non sarebbe in grado di esprimere una maggioranza per governare, senza un aiuto o un accordo con gli esponenti di quella sinistra che anche loro hanno sempre visto come il fumo negli occhi.
Ebbene, si, questo è il paradosso! Ma credo sia anche il risultato di diverse situazioni interne ai partiti e formazioni politiche nelle quali sono prevalse più le aspirazioni di singoli leader che hanno gestito assieme l’amministrazione del comune di Verona, e decidevano, anzi si spartivano le nomine e gli incarichi nelle aziende pubbliche e nelle società controllate e partecipate, spesso senza assumersi o condividere anche le responsabilità di tali gestioni.
Due destre prive di maggioranza, di fronte  a due sinistre spaccate e, credo, senza alcuna possibilità di ricucitura dei loro rapporti, per le divisioni ideologiche, che hanno intaccato i rapporti interpersonali, che hanno determinato spaccature inconciliabili.
Ma tutto ciò non è arrivato a caso. E’ stata la conseguenza delle gravi divisioni trasferite a Verona dai molti partiti nazionali, ma anche per i fatti gravissimi che hanno riguardato talune gestioni scandalose a livello locale. Vorrei ricordare fra queste, la vicenda Giacino, gli scandali che hanno coinvolto l’AGEC con l’arresto dei vertici aziendali, il rinvio a giudizio di molti dirigenti e amministratori pubblici, le fallimentari gestioni della Fondazione Arena e della società controllata Arena Extra, insomma le dubbie e contrastate gestioni di tante società pubbliche fra le quali l’APT, l’Aeroporto, Verona Mercato, ed altro ancora, compreso moltissime scelte urbanistiche.
In tali contesti la destra veronese si è presentata al voto per il rinnovo della amministrazione civica, senza rimarginare le sue fratture e superare le sue lotte intestine. Analogamente, la sinistra si è presentata al confronto elettorale  con idee diverse e in competizione fra le loro liste: il PD e la lista di Bertucco. E poco o nulla sono valse  le primarie che avevano indicato candidata alla carica di sindaco Orietta Salemi e capolista Gustavo Franchetto, neppure iscritto al partito. Ebbene, nonostante il generoso impegno di tanti militanti, la lista del PD con Orietta é arrivata terza e il capolista Franchetto addirittura ottavo, risultando in tal modo neppure eletto.
I due schieramenti della destra, capeggiati il primo da Federico Sboarina, sostenuto da ben altre sei liste e l’altro con la senatrice trevisana ma veronese di adozione, Patrizia Bisinella, anch’essa appoggiata da altre sei liste, hanno affrontato il confronto elettorale più sulle rivalse, sulle tante rese dei conti e vendette interne piuttosto che sui contenuti e sui programmi condivisi con il loro elettorato.
In questo clima non sono mancati gli osservatori da ambo le parti, ma in particolare a sinistra, in cui in tanti hanno ritenuto di portare idee, proposte, progetti, ma anche strategie saccenti che miravano più a demolire la candidata Salemi che a sostenere il suo programma. Come non sono mancate le proposte di alcuni ex esponenti della sinistra, oggi senza nè Dio nè Patria ma sempre pronti ad apparire, sino a suggerire l’astensione al voto in occasione del ballottaggio del 25 giugno.
Credo che queste elezioni confermino la necessità di modificare il modo di fare  politica, della scelta dei suoi esponenti ma anche del sistema elettorale.
L’elevata astensione dal voto che ha superato il 40% degli elettori, lo dimostra ampiamente. Altrettanto necessario credo sia la modifica dell’attuale sistema elettorale in cui ben 9 candidati sindaci, sorretti da 25 liste con 814 candidati consiglieri per Palazzo Barbieri, non sono riusciti a eleggere e scegliere al primo turno la nuova amministrazione del comune di Verona. Credo pertanto che sia necessario un realistico ed utile compromesso che faccia superare queste evidenti contraddizioni. Per questo, personalmente il 25 giugno andrò al ballottaggio convinto della necessità di guardare oltre i rigidi steccati ideologici, per contribuire, con la mia scelta verso un “voto indispensabile”, e non solamente utile a scegliere una squadra di governo, con al suo interno la presenza degli esponenti del Partito Democratico.

Giuseppe Braga

 
 

1 COMMENTO

  1. Le dichiarazioni di Orietta all’indomani del voto confermano quello che già sapevamo ovvero che sarebbe stata un ottimo sindaco e che c’è un abisso di maturità politica tra lei e gli altri due.

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