E’ Natale perché non possiamo non dirci cristiani

La tradizione ci dice che il 25 dicembre di 2018 anni fa nacque Gesù, detto il Cristo, avverando tutte le profezie dell'Antico Testamento.  Abbiamo fiumi d'inchiostro che provano la storicità dell'evento, sia per fonte pagana, Giuseppe Flavio in primis, che di altri credi.

 
 

La tradizione ci dice che il 25 dicembre di 2018 anni fa nacque Gesù, detto il Cristo, avverando tutte le profezie dell’Antico Testamento. 

Abbiamo fiumi d’inchiostro che provano la storicità dell’evento, sia per fonte pagana, Giuseppe Flavio in primis, che di altri credi.

Eppure, oggi, quest’Europa, vittima della secolarizzazione, sembra voler dimenticare l’avvenimento di fronte al quale si arrende anche il più scettico dei miscredenti purché intellettualmente onesto. Perché c’è qualcosa che dà fastidio. Si cerca in ogni modo di togliere il Bambino dalla culla per metterlo dietro il paravento di riti soppiantati da oltre due secoli o, ancor peggio, di dimenticarLo, sostituendolo con un uomo barbuto vestito di rosso, che a bordo di una slitta trainata da fantomatiche renne volanti dispensa        i-phone, play station, abiti griffati, gioielli e quant’altro la società dei consumi possa produrre in nome di un dio che non ha nulla a che fare col Pargolo di Betlemme, ma molto con la società dei consumi, coi codici a barre e coi conti correnti.

Il Presepe è divenuto il simbolo dell’offesa alle altre religioni e, ancor peggio, nel silenzio di gerarchie forse intente anch’esse a contare regali, vi sono religiosi che lo strumentalizzano per promuovere quel terzomondismo buonista, che proprio il Magistero Perenne della Chiesa Cattolica ha condannato, con Papa Leone XIII in particolare. Se siamo noi i primi a vergognarci del Natale del Redentore, ululando all’ateismo di Stato, come possiamo pretendere che gli altri rispettino la nostra identità? Eh sì, perché la nostra identità europea affonda le radici sul Cristianesimo romano, piaccia o non piaccia ai soloni del politicamente corretto e a tutti gli altri tromboni del materialismo o di ameni spiritismi tribali. Cristo è la pietra angolare, con cui la storia ha fatto e fa i conti. Forse per questo una grotta, delle statuine, un bambinello fanno così paura da essere, quasi, esorcizzati da maldestri tentativi di censura, che sembrano ottenere l’effetto contrario. Il celebre filosofo agnostico Benedetto Croce scrisse nel 1942 il saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani”, nel quale si legge: «Il cristianesimo è stata la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto…. Tutte le altre rivoluzioni non sostengono il suo confronto… Le rivoluzioni che seguirono nei tempi moderni non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana…. Il pensiero e la civiltà moderna sono cristiani, prosecuzione dell’impulso dato da Gesù e da Paolo…. (Esiste), un legame tra il messaggio di Gesù e la vita della libertà…. Il cristianesimo sta nel fondo del pensiero moderno e del suo ideale etico…Gli uomini, gli eroi, i geni (che vissero prima dell’avvento del Cristianesimo) compirono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensiero, di esperienze (ma in tutti essi mancava) quel valore che oggi è presente in tutti noi e che solo il Cristianesimo ha dato all’uomo». Indro Montanelli diceva: «Io non sono credete e tanto meno praticante, ma sono cattolico».

Allora la sola risposta che possiamo trovare alle nostre crisi ed a queste migrazioni incontrollate è il ritorno a Gesù Cristo, magari iniziando nel corso della Notte Santa, per ritrovare l’Europa forgiata dal sangue dei martiri, dalla cultura diffusa dai monasteri, dal recupero di una spiritualità certamente perduta, che ci ha ridotto a delle larve umane nel nichilismo generalizzato.

“Ad Jesum per Mariam”,  scriveva San Luigi Grignion de Montfort: Maria ci porta a Gesù. E’ attraverso la Santa Vergine Maria, concepita senza peccato, l’Immacolata Concezione, che possiamo trovare l’aiuto necessario per ricaricare le pile scaricate dalla frenesia quotidiana. Come? Attraverso la preghiera ed una vita di Grazia, cioè quello che troppi sacerdoti non predicano più, perché hanno insegnato loro ad essere degli assistenti sociali, degli psicologi, dei sostenitori dei cosiddetti “no global”, dei “migrantomani” che fanno persino lo “sciopero” della messa contro Salvini, che essi paiono identificare con Belzebù, forse proprio perché è il “babau” che frena i business di certa pretaglia…

Occorre recuperare, dunque, anche il senso del sacro, perché i preti tornino a non vergognarsi di Gesù davanti ai maomettani né sentano l’oppressione di un ecumenismo suicida, perché siano nel mondo ma non del mondo, perché lascino perdere i partiti e tornino ad indossare la talare, perché li vorremmo rivedere nei confessionali ed agli altar maggiori a girarci le spalle per render onore al Padrone di Casa, che sta nel tabernacolo, non tra i banchi o le seggiole di plastica di certi orrendi edifici post-conciliari.

 
 
FONTENatale
Nato in Val di Fassa nel 1976, ma Veronese "de soca" da generazioni, si è diplomato al Liceo Classico "Alle Stimate". Dopo aver studiato per due anni Giurisprudenza, prima a Ferrara e poi a Verona, ritiene opportuno entrare nel mondo del lavoro. E' sposato dal 2001 e lavora da 15 anni per un Ente pubblico economico. Eredita dalla famiglia la passione per la lettura, per la politica e per il giornalismo, mentre è alle elementari che nasce quella indissolubile per l'Hellas Verona e per il calcio in second'ordine. Ama Dio da Cattolico tradizionalista militante, la Patria e la Famiglia, stare con gli amici, pochi ma buoni, l'allegria e il realismo, l'onestà e la trasparenza. Se qualcuno lo addita come persona all'estrema destra del Padre, diciamo che non si offende.

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