Fondazione Arena: incontri ravvicinati di un tipo mai visto

 
 

LETTERE ALLA REDAZIONE

Il 9 gennaio la Direzione di Fondazione Arena convoca per SMS singolarmente i lavoratori per un incontro aziendale in presenza del Sovrintendente Cecilia Gasdia e del Direttore Generale Gianfranco De Cesaris.

Le convocazioni rientrano in quattro “distinti e distanti” settori: tecnici, amministrativi, orchestra e coro.

La Fondazione si dimentica però di convocare il Corpo di Ballo, rappresentato da una ballerina reintegrata dal giudice che ne ha sentenziato l’illecito licenziamento. Ma forse questa è stata una mancanza consapevole: il Corpo di Ballo l’hanno proprio rimosso dalla loro mente, in barba alle meravigliose promesse elettorali. Fatto sta che solo su segnalazione del Sindacato, la ballerina viene “accorpata” nella convocazione dell’orchestra.

Per quale motivo convocazioni separate per settore? Non è dato saperlo. Diranno cose diverse cercando di mettere i settori uno contro l’altro o di imbonirli con promesse, ipotizzando che abbiano motivi di scontento diversi da placare con rassicurazioni specifiche? O forse vogliono capire quali settori sono più fedeli e quali più agguerriti?

Di sicuro la divisione già infastidisce i lavoratori.

Altrettanto misterioso l’argomento delle convocazioni: poco prima degli SMS, il Direttore del Personale invia comunicazione ai rappresentanti sindacali annunciando che renderanno partecipi i lavoratori dei risultati del 2018 e del Piano di Risanamento, nonché delle prospettive del 2019.

E fin qui le cose sono misteriose, bizzarre ma tutto sommato innocue.

Il bello viene dopo:

Ben consci che i contenuti annunciati sono gli stessi che il Contratto collettivo nazionale prevede di competenza sindacale con specifiche procedure di informativa, i rappresentanti sindacali inoltrano domanda di permesso per poter presenziare a tutte le riunioni. Il permesso viene negato. Per ben due volte.

Incomprensibile la motivazione addotta per il rifiuto: “sono riunioni che non hanno alcun contenuto di natura sindacale e trattasi di una mera illustrazione di informazioni aziendali già note”.

Non capiamo: se non sono contenuti sindacali come mai sono già a loro noti, ma non lo sono ai lavoratori per cui c’è bisogno di convocare direttamente tutti i dipendenti?

Comincia ad intravvedersi una coda di paglia. Forse qualcuno è convinto che il Sindacato non riporti correttamente le “magnifiche sorti progressive” di questa Dirigenza?

Alcuni rappresentanti sindacali, nel loro tempo libero (quindi non necessitando di permesso sindacale) su richiesta di molti lavoratori si recano comunque alle riunioni aziendali dei settori non di loro appartenenza, confidando in una banale agibilità dei rappresentanti sindacali sul luogo di lavoro.

È subito chiaro che si sbagliano. O meglio che era esattissima la percezione di non essere graditi.

Alle 9.00 già rischia di finire in rissa con zelanti esecutori degli ordini aziendali che con le maniere forti (troppo zelanti forse…) cercano di impedire fisicamente l’accesso ai rappresentanti dei lavoratori, che assistono agghiacciati alla scena.

Impavidi i rappresentanti entrano lo stesso. Vengono asserragliati dalla Direzione in formazione completa, che, sempre davanti ai lavoratori, li invita ad uscire, poi passa all’intimidazione, poi alla minaccia di sanzioni disciplinari.

Ottima strategia per conquistare la fiducia dei lavoratori quella di escludere, delegittimare e punire i loro rappresentanti nel momento in cui, a tutela dei colleghi, vogliono solo essere presenti in mezzo a loro.

A questo punto la nostra curiosità è alle stelle: quali saranno mai stati i contenuti da consegnare direttamente nelle mani dei lavoratori senza gli odiosi mediatori, per riconquistare la loro fiducia, dopo i travagli pre-natalizi? La risposta è: zero contenuti.

Le solite informazioni trite e ritrite già pubblicate sui giornali nelle scorse settimane, smentite a suo tempo.

1) Il bilancio 2018 chiude con due milioni di attivo: e allora perché hanno chiuso il teatro per due mesi a ottobre e novembre?

2) Il debito è sotto controllo: peccato che il prestito di 10 milioni della Legge Bray se lo sono conquistato i lavoratori con sacrifici lacrime e sangue.

3) La nuova produzione del Festival Areniano sarà di alto profilo, ma ancora non svelano niente perché ufficializzeranno in seguito.

4) I cast saranno un’altra eccellenza, ma anche non sono state fornite anticipazioni.

Ci ragguagliano che stanno già lavorando in ottica 2020, ma forse è meglio che rallentino e inizino a indicare sul sito della vendita dei biglietti on-line almeno cast e allestimento di Don Giovanni, che va in scena tra due settimane e che viene proposto alla vendita senza alcuna informazione artistica. E che vengano tolte dalla facciata del teatro i manifesti con Mefistofele, cancellato ormai da tempo.

Poi ancora proclami: “bandiremo concorsi per riempire la pianta organica”.

Quando e Quanti però non è dato a sapersi o non si può dire, (ma da quanto riportato alla voce costo personale del bilancio preventivo 2019 ben pochi, visto che è di soli due milioni in più rispetto al 2018 e che non ci sono più i due mesi di sospensione, che garantivano un risparmio più o meno nello stesso ordine di cifra)

Dopo il diniego di ogni delucidazione, a chi si è permesso di chiedere a quali posti facessero riferimento la risposta è stata esilarante: “non esageriamo nelle richieste ragazzi“!

Ma l’apoteosi della risposta è giunta alla ballerina che chiedeva lumi sul destino del corpo di ballo e ricordava le promesse elettorali di Sboarina e Gasdia. Fedelmente: “eh però! Mica possiamo fare tutto subito. Al corpo di ballo quest’anno non possiamo pensare. Ci sono altre priorità“.

In realtà non ci penseranno nemmeno dopo, perché risulta che stiamo cercando di licenziare la ballerina per la seconda volta (se non fosse che non possono farlo perché il corpo di ballo in realtà serve nelle opere in scena in questi mesi). Questa è la coerenza.

Si chiama ingenuo ottimismo, tronfio trionfalismo o incapacità di autocritica e spericolatezza, nell’anno in cui si valuterà la sopravvivenza o meno di una Fondazione lirica?

Resta sempre e solo il solito dubbio: ma ci credono veramente che le cose per bene si facciano così, oppure molto furbescamente perseguono la solita tecnica del “non disturbare il lavoratore” per portare Fondazione Arena chissà dove?

G.O.L.O.

 
 

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