Elezioni: con il nuovo sindaco, tornerà anche un assessore alla cultura?

 
 

Dieci candidati alla poltrona di sindaco e – lo abbiamo già scritto – tutti, in superficie, vogliono il bene di Verona, la sua tutela e valorizzazione: naturalmente, come potrebbe essere altrimenti?  Le risposte, coerenti coi propositi, le avremo a partire da questa estate. Ma proviamo a fare un confronto su un tema che per la nostra città patrimonio Unesco dovrebbe essere basilare: la cultura. Usiamo il condizionale, perché non pare chiaro a tutti il concetto e la sua ricaduta; spesso si confonde con “turismo”, ma questo è un effetto, non un sinonimo. Inconcepibile –  osservazione tecnica, non politica – è che da cinque anni in una delle città più rappresentative culturalmente in Italia e fuori, manchi un assessore a tal riguardo, delega assunta dal sindaco attuale. Mimma Perbellini è stata l’ultima a ricoprire l’incarico, durante la prima giunta Tosi: ora appoggia il candidato Federico Sboarina.

Orbene, vediamo che progetti hanno i dieci (in ordine alfabetico), testi facilmente consultabili sui rispettivi siti, per cui a portata di ogni cittadino che voglia approfondire e trarre le sue considerazioni:

Michele Bertucco: molto orientato alla tutela ambientale, ha fermato l’attenzione su «ciò che ha conquistato alla città il titolo di Patrimonio dell’Umanità: le mura. Da anni non si sente più parlare di progettualità sulle mura. Il che non significa spendere soldi per mantenere in piedi “quattro sassi”, al contrario, significa investire (anche in collaborazione con i privati,quando questi condividono l’interesse pubblico preminente) per promuovere la valorizzazione e la conoscenza del sistema di fortificazione che rende la nostra città unica al mondo, richiamando cultura, turismo e benessere nell’ottica di uno sviluppo più sostenibile». Interessante, ma non sufficiente. Verona è molto di più.

Patrizia Bisinella:  il testo dedicato esordisce con un lungo elogio della gestione attuale (tosiana), ma se l’unico esempio scelto, a supporto, è  «la presenza costante di eventi televisivi di grande risonanza mediatica trasmessi dalla nostra città», mah… Andando oltre il fatto e cercando il da farsi, la candidata spiega di voler rimanere «nel solco della continuità del percorso di politica culturale fin qui intrapreso dall’amministrazione Tosi» e che la programmazione per il quinquennio 2017-2022 «intende svilupparsi, dando avvio ad una seconda fase maggiormente legata a quei processi cognitivi e identitari basata non soltanto su un consumo culturale fine a se stesso». Cioè l’introduzione della “Veronese card”, «sorta di passaporto culturale, con validità annuale, che tutte le persone anagraficamente residenti a Verona potranno richiedere agli Uffici Comunali versando una piccola quota», ideata sulla scorta della “Verona card”, pensata però principalmente ad uso e consumo dei turisti. «La Veronese Card consentirà l’accesso, in alcuni casi gratuito, in altri a tariffa speciale ridotta, in tutti i musei civici ma anche in quelle mostre d’arte e spettacoli privati, che per la loro realizzazione avranno ricevuto un significativo contributo economico da parte del Comune di Verona, o da un’azienda partecipata». Qui il sopracciglio si alza: sono veronese, comunque la card me la devo pagare e magari pure la tariffa (pur ridotta) per un’iniziativa privata (privata) e sovvenzionata dal Comune (cioè da me cittadino)? E perché? Per «stimolare, attraverso una più diffusa partecipazione del cittadino veronese alla vita culturale della città, quei processi cognitivi e identitari che sovente nelle città d’arte, a causa del turismo di massa, vengono smarriti. Dall’altro lato, accanto al positivo indotto economico e di pubblico generato dall’uso turistico della città, con la Veronese Card si vuole creare un ulteriore indotto economico che possa poi essere utilizzato dall’Amministrazione Comunale per produrre nuova cultura, pensiamo in particolare ad interventi a favore di una educazione scolastica tesa alla conoscenza delle varie discipline artistiche, ad interventi di struttura sui processi di produzione, creatività e organizzazione culturale, oltre che per interventi volti alla conservazione e alla riscoperta del significato di quella cultura ereditata dal passato». Quante parole. Non si farebbe prima ad investire direttamente i fondi dell’amministrazione destinati alla cultura in cultura?

Roberto Bussinello prende le difese della vessata Fondazione Arena, «per questa amministrazione è lecito investire 13 milioni di euro per mettere le  mutande  all’Arena,  ma  nemmeno  un  euro  può  essere  investito  per  la cultura e l’identità della nostra Verona» e sostiene che «bisogna  aiutare  le associazioni  di  volontariato  sorrette  da  veronesi  che instancabilmente  ogni  giorno  si  adoperano  per  dare  lustro  alla  nostra città organizzando eventi, mostre, visite ai siti e monumenti storici che attirano in Verona sempre più turisti». Il programma non dice molto di più sull’argomento.

Michele Croce: critico anche lui sulla gestione della Fondazione Arena «patrimonio culturale economico», favorevole alla valorizzazione di Verona «e dei suoi numerosissimi tesori», per farne «un grande centro culturale,  capace di confrontarsi a livello internazionale»ma, negli interventi programmatici, le tematiche prioritarie sono altre.

William Dapiran si concentra su lotta alla povertà e incentivazione della sicurezza

Alessandro Gennari  si propone di «organizzare (e supportare l’organizzazione di) eventi culturali, economici e sociali di rilevanza comunitaria e mondiale, allo scopo di attrarre nel nostro territorio personalità di spicco nei vari settori della società civile. Generare un circuito virtuoso che vada oltre le consuete manifestazioni fieristiche (che negli ultimi due anni hanno decisamente perso il loro appeal) ed enogastronomiche (Piazze dei Sapori e simili, mercatini enogastronomici che impattano solo marginalmente sulla crescita qualitativa, culturale ed economica della città) patrocinando e sostenendo tutte quelle iniziative (degli enti locali, dell’università, dei privati e dell’associazionismo) atte a favorire lo scambio culturale nazionale ed internazionale (per esempio il “TocaTi”, eccezionale iniziativa di una piccola associazione veronese, le iniziative culturali di altre piccole associazioni come IDEM, etc.)». Entrando nello specifico, Verona come patrimonio Unesco, dice «Stop all’alienazione dei beni architettonici comunali. Il Comune utilizzi altre risorse per tappare i buchi di bilancio. Non è eticamente corretto alienare i beni (vedi per esempio palazzo Forti) la cui destinazione culturale costituiva, per il donatore, il motivo unico del lascito all’amministrazione comunale». Molto più spazio nel programma è lasciato a temi che riguardano l’ambiente, il risparmio energetico, il coinvolgimento della cittadinanza in un’amministrazione trasparente e interattiva.

Marco Giorlo si focalizza sul sociale, a partire da lavoro per tutti e servizi più efficienti.

Filippo Grigolini mette al centro la famiglia e la sua tutela, in tutte le declinazioni.

Orietta Salemi articola in più voci l’argomento: il suo programma cita sotto punti distinti la cultura, la Fondazione Arena, il patrimonio storico immobiliare. «È importante tornare a investire sul patrimonio culturale cittadino esaltandone la varietà e la ricchezza, ammodernando siti (non solo restauri, ma anche rinnovamento dei percorsi museali, introduzione delle tecnologie digitali, ecc.) e itinerari, valorizzando settori lungamente trascurati, e arricchendo ulteriormente l’offerta grazie a risorse già presenti, allo scopo di attrarre un numero maggiore di visitatori, prolungandone per quanto possibile la permanenza in città e conservando a Verona una centralità nel panorama culturale e scientifico internazionale, anche grazie all’azione sinergica con l’Università e le altre istituzioni del territorio». Viene brevemente ricordata l’assenza di un assessore alla cultura negli ultimi cinque anni.

Federico Sboarina: l’idea di cultura, nel suo programma, si traduce, essenzialmente, in marketing, sotto il brand “Verona”, ma va detto che il tema è trattato in maniera assai estesa, a partire dall’auspicio che la figura del sindaco sia esemplare nell’assumersi, con consapevolezza, onori ed oneri dell’amministrare Verona, diventando «vero e proprio ambasciatore, promotore, regista e guida del coordinamento istituzionale dei soggetti anche economici coinvolti in materia, nei confronti di stato e regione». Necessaria, secondo Sboarina, anche «un’Agenzia per lo sviluppo culturale e turistico che gestisca in maniera unitaria e trasparente le risorse delle società partecipate in funzione di una proposizione efficace del “brand Verona” in Italia e soprattutto a livello internazionale e che operi come convogliatore di risorse sulla città e sul territorio provinciale attraverso un’incisiva azione di fund raising». A tale proposito, vedi coda dell’articolo http://www.veronanews.net/liste-liste-liste/ dove si parla di IAT…  Last, but not least, anche Sboarina rammenta che serve «un assessore alla Cultura a tempo pieno e altamente qualificato». Si parla di un nuovo teatro: «Oggi, a Verona, non esiste un vero e proprio Teatro Comunale destinato alla prosa e vi è quindi la necessità di realizzare, un edificio teatrale, che possa ospitare almeno 800 persone. Un teatro di proprietà esclusiva del Comune permette anche la creazione di compagnie stabili di artisti professionisti che metteranno in scena spettacoli che potranno essere esportati in provincia e in ogni parte d’Italia. Un Teatro Comunale per la programmazione invernale e un utilizzo maggiore del Teatro Romano e del Cortile Mercato Vecchio per il periodo estivo rappresenteranno tre punti di interesse fondamentale». Indicato come parimenti necessario anche un auditorium in posizione decentrata e capace di almeno 5000 posti. Servono davvero ulteriori nuove strutture?

Questi i sommi capi delle progettualità dei candidati sindaci per la valorizzazione della cultura veronese. Salendo a monte, qui http://portale.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=17439 si può leggere l’indagine “Verona città Unesco. Motivazioni e condizioni della visita. Documento dell’osservatorio sul turismo culturale”: poi ognuno può valutare come ritenga davvero importante agire per salvaguardare duemila anni di storia e di arte, che si sono tradotti in un riconoscimento mondiale.

I candidati e le liste:

Patrizia Bisinella (7 liste: Lista Tosi, Ama Verona, Fare con Flavio Tosi, La Voce della gente Radio libertà, Csu-Unione Veneta, Verona si muove, Pensionati Veneti), Federico Sboarina (7 liste: Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia-An, Battiti per Verona domani, Partito pensionati, Verona + sicura, L’Indipendenza noi Veneto), Michele Bertucco (liste civiche di sinistra Verona in Comune e Sinistra in Comune), Orietta Salemi (3 liste: Pd, Eppur si muove, Civica Salemi), Alessandro Gennari per Movimento 5Stelle, Michele Croce (Lista Verona Pulita), Filippo Grigolini (Il Popolo della Famiglia), Marco Giorlo (Tutto cambia), Roberto Bussinello (Casapound), William Dapiran (Msi-Destra Nazionale).

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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