Elezioni amministrative 2017 condizionate dalle vicende nazionali?

 
 

di Lorenzo Dalai

Renzi è un bulldozer riformista, sta cercando di cambiare l’Italia e la Costituzione con un piglio che nessuno dei suoi predecessori ha mai avuto. Sicuramente, se supererà senza contraccolpi negativi il doppio appuntamento delle prossime amministrative, con parecchie grandi città coinvolte, e il referendum sulla Riforma Costituzionale, potrà dare un ulteriore impulso alla politica italiana a tutti i livelli. Infatti in Italia si possono prendere voti urlando, ma vinci le elezioni se sei moderato, nei toni, e costruttivo nei fatti. Il lepenismo leghista avrà un certo successo e forse anche il prossimo tentativo di sinistra radicale (in Italia c’è sempre un tentativo di sinistra radicale), ma saranno voti ininfluenti. Come lo furono in passato quelli al PSIUP e a Rifondazione, come quelli al MSI e oggi a Fratelli d’Italia, quelli che andarono all’Uomo Qualunque e che adesso vanno al M5S. Se il malpancismo e l’estremismo (di destra e di sinistra) hanno sempre accompagnato il percorso politico della Repubblica, consentendo per lo più a personaggi cinici e poco qualificati di permanere sulla scena politica traendone ovvi benefici, il corpo principale degli italiani sembra premiare in definitiva le posizioni moderate (di centro-sinistra o di centro-destra), centrali, non rissose. Certo è che in Veneto e a Verona in particolare la tendenza politica generale ancora stenta ad avere un riscontro reale, la riprova l’abbiamo avuta alle ultime elezioni regionali.Certamente se Renzi uscirà bene dalle prossime prove e ci sono fondate ipotesi che lo saprà fare al meglio, visto come ha appena superato lo scoglio referendario, il vento potrebbe cambiare anche in Veneto e nella nostra città, soprattutto in vista dell’appuntamento amministrativo del 2017. Magistrale infatti è stata la mossa di spingere i sostenitori del “Sì” a politicizzare l’appuntamento con il voto, una politicizzazione confusa e pasticciata, capeggiata da quell’Emiliano che non riscuote alcuna simpatia al di fuori della sua regione; il risultato è noto. Non c’è ragione di dubitare della capacità del Segretario del PD di inventarsi altre mosse a sorpresa, in grado di spiazzare i suoi avversari, di destra e di sinistra.

In questa situazione la sinistra radicale, che sia fondata sul nuovo progetto di Landini o sui fuoriusciti della minoranza del PD, non avrà alcun successo e rappresenterà l’ennesima bandiera di nostalgici di sinistra con scarsa influenza; bene il suo futuro ruolo critico, assolutamente necessario proprio in virtù dello spostamento verso il centro del Partito Democratico, ma oltre a essere pungolo non avrà altro ruolo. La destra lepenista di Salvini e Meloni contribuirà a dare il colpo di grazia a Berlusconi e a depotenziare in parte il M5S: il suo successo elettorale sarà interessante e preoccupante, ma sarà destinata a un’opposizione rumorosa, folcloristica quanto ininfluente. Forza Italia appare ormai frazionata e destinata ad allearsi con la Lega, ormai in posizione resa ancillare. Quel che resta è un insieme di frammenti centristi, liberali, riformisti, socialdemocratici destinati a confluire nel PD di Renzi o a rimanere nella sua orbita. Un polo ampio, che si preannuncia forte e probabilmente capace di governare a lungo.

A fine anno quindi si potrebbe delineare un quadro politico nazionale di stabilità, con il PD posizionato in un ruolo aggregante di grande capacità attrattiva e di grande responsabilità. Tutto questo avrà sicuramente un’influenza pesante anche a Verona, dove la destra appare disgregata, i sostenitori di Tosi ormai disorientati e privi di prospettive reali e dove la sinistra radicale non ha mai avuto un peso determinante. Se il PD veronese riuscirà a sfruttare il vento favorevole e proporrà programmi validi, come già sta facendo, e uomini in grado di supportarli, e qui ancora il quadro non è chiaro, visto che non ci sono candidature a Sindaco esplicitate, allora anche nella nostra città arriverà il riflesso della politica nazionale.

 
 

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