Elezioni 2018: A.A.A. cedesi poltrona usata poco, come nuova

 
 

Sono 155 i parlamentari che svolgono contemporaneamente anche incarichi politici sul territorio.

Sembra il remake, al contrario, del classico film natalizio “Una poltrona per due”, con Dan Aykroyd ed Eddie Murphy, solo che in questo caso il titolo è “Due poltrone per uno”.

Il nuovo parlamento si è insediato da oltre un mese, anche se in attesa del governo, e molti organi parlamentari si devono ancora costituire. Ciononostante fuori dal parlamento molti parlamentari attualmente ricoprono altri incarichi in consigli e giunte comunali.

Lo stallo parlamentare provoca problemi e ritardi, uno di questi riguarda le 14 commissioni permanenti di camera e senato. Le Commissioni sono il “motore” dell’attività legislativa nazionale e senza di esse l’iter normativo non può iniziare.

Per capire meglio, ad oggi giacciono circa 700 proposte di legge depositate da deputati e senatori che per diventare leggi dovranno prima essere assegnate alle commissioni competenti. Per costituire una commissione bisogna però eleggere l’ufficio di presidenza, atto che necessità di una chiara maggioranza parlamentare in quanto la prassi vuole che una delle due vice presidenze venga assegnata a un membro dell’opposizione. Opposizione non ancora svelata oggi in considerazione delle mediazioni politiche in corso.

Discorso uguale per il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica), che si occupa di controllare l’operato dei servizi segreti italiani. Anche qui è ormai pratica consolidata affidare la guida dell’organo ad un membro dell’opposizione. L’ultimo incarico è stato dato Giacomo Stucchi della Lega.

Altro organo generalmente presieduto da un membro dell’opposizione è la Vigilanza Rai il cui incarico era stato ricoperto dall’attuale presidente della Camera, Fico del M5S.

Non potendo rimanere completamente paralizzati dalla mancanza di un governo, camera e senato hanno proceduto alla formazione di due commissioni speciali, una per ramo.

È diventata ormai abitudine che all’inizio di ogni legislatura si formi una commissione speciale, con lo scopo di gestire la transizione da una legislatura all’altra, e per affrontare tutte le tematiche urgenti che non possono aspettare la formazione del governo e quindi la nascita delle commissioni permanenti. Nel caso specifico le neonate commissioni speciali dovranno esaminare il documento di economica e finanza presentato dal governo Gentiloni.

La commissione speciale da regolamento può discutere provvedimenti anche in sede deliberante, quindi approvare testi senza il coinvolgimento dell’aula. Tale facoltà però esclude una serie di provvedimenti: ddl costituzionali e in materia elettorale, quelli di delegazione legislativa, di conversione di decreti-legge, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Inoltre, le leggi approvate nella scorsa legislatura non sono ancora pienamente attuate, e richiedono l’approvazione da parte del governo di decreti attuativi e decreti legislativi. Per questi ultimi è spesso necessario il parere favorevole del parlamento cosa che, vista l’attuale situazione non è affatto scontata in quanto l’attuale parlamento avrà con molta probabilità una maggioranza notevolmente diversa da quella della XVII legislatura, e non è detto che ci sarà continuità su certi temi.

OpenPolis con il ReportCaricometro – XVIII legislatura” ha analizzato i dati di questo fenomeno. Il Report mette in rilievo che sono complessivamente 155 i parlamentari (108 deputati e 47 senatori, alla data del 18/04/2018, che hanno anche altri incarichi politici, cioè il 16,42% dell’aula.

Un dato che varia notevolmente a seconda della lista di elezione. Su 183 seggi assegnati alla Lega, ben 86 sono occupati da parlamentari che hanno anche altri incarichi politici sul territorio. Con questa percentuale (il 46,99% degli eletti) la Lega è di gran lunga la lista con la quota più alta, quasi tre volte la media del parlamento. A seguire gli eletti con Fratelli d’Italia (30,61%), di Liberi e uguali (22,22%) e di Forza Italia (21,12%). Molto più distanti invece gli altri principali partiti come Partito democratico (7,78%) e soprattutto il Movimento 5 stelle (0,59%).

Il 55% dei doppi incarichi analizzati sono svolti in consigli comunali, di gran lunga la tipologia più ricorrente. A seguire troviamo gli assessori comunali (18%) e i sindaci di comuni con meno di 15.000 abitanti (17%). Tre tipologie di incarichi che sono compatibili con il mandato parlamentare a cui bisogna aggiungerne altre quattroche invece non lo sono, e che sono presenti nella neo-nata XVIII legislatura: sindaci di comuni con oltre 15.000 abitanti, consiglieri regionali, assessori regionali e presidenti di regione.

Nel nostro sistema legislativo il mandato parlamentare è incompatibile con una serie di incarichi. Oltre a non poter svolgere l’incarico di presidente della repubblica (art. 84 della costituzione italiana), deputati e senatori non possono essere né membri del consiglio superiore della magistratura (art. 104), né della corte costituzionale. In aggiunta l’articolo 122 della nostra Costituzione stabilisce l’impossibilità per i membri del parlamento di essere allo stesso tempo deputati al parlamento europeo e membri di giunte o consigli regionali. Recentemente la legge 56 del 2014 ha fatto chiarezza sul tema dei sindaci. Come specificato dal manuale elettorale della camera dei deputati pubblicato a gennaio del 2018, la soglia dei comuni interessati, originariamente fissata a 5.000 abitanti, è stata inalzata. Quindi le cariche di deputato e senatore sono incompatibili con qualsiasi altra carica pubblica elettiva di natura monocratica relativa ad organi di governo di enti pubblici territoriali aventi popolazione superiore a 15.000 abitanti. Sono invece ineleggibili i sindaci dei comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti.

L’organo predisposto all’accertamento delle incompatibilità per i parlamentari è la giunta per le elezioni, a cui spetta il compito di procedere alla verifica dei titoli di ammissione dei parlamentari ed alla valutazione delle cause sopraggiunte di ineleggibilità o di incompatibilità. Se la giunta certifica la presenza di cariche incompatibili, viene dato al parlamentare un termine entro il quale scegliere quale mandato portare avanti. La giunta per le elezioni svolge quindi un ruolo fondamentale nel contestare la legittimità di portare avanti più incarichi contemporaneamente, ed è l’organo che, nei casi contestati, decide in via definitiva cosa deve avvenire.

Tuttavia finché non è costituita la giunta delle elezioni, nessun organo parlamentare può dichiarare l’incompatibilità dei deputati e senatori in quanto non è stata avviata la verifica dei requisiti per la convalida dei nuovi parlamentari e, di conseguenza, non sono ancora stati contestati eventuali doppi incarichi non leciti. Nei casi di incompatibilità costituzionale però, possiamo già parlare di un abuso del regolamento per mantenere il doppio incarico il più a lungo possibile. Situazione nota è quella del governatore della regione Abruzzo Luciano D’Alfonso (Pd), che ha più volte sottolineato la sua volontà di mantenere la carica di presidente di giunta finché il regolamento glielo consente.

Oltre a ciò che la legge non permette di fare, abbiamo dato uno sguardo agli incarichi politici che è possibile mantenere durante il mandato parlamentare. Qualsiasi consigliere comunale, nonché assessore, può proseguire il suo incarico anche una volta eletto in parlamento.

A Verona abbiamo i casi di Vito Comencini (Lega), Lorenzo Fontana (Lega) e Stefano Bertacco (FdI).

Tale possibilità solleva due questioni non da poco. La prima è che non tutti i comuni hanno lo stesso peso. È chiaro che fare l’assessore in un comune capoluogo di provincia o di regione, non è la stessa cosa che farlo in un comune con meno di 15.000 abitanti.

La seconda riguarda l’opportunità politica o meglio la conflittualità politica che si ha nello svolgere due mandati politici nello stesso momento. Per fare un esempio su tutti, Matteo Salvini consigliere al Comune di Milano quanto riesce a seguire i lavori essendo stato contemporaneamente prima parlamentare europeo e ora senatore? Lo stesso dicasi per l’assessore del Comune di Verona Stefano Bertacco od il consigliere comunale veronese Vito Comencini. Il vice Sindaco Lorenzo Fontana invece ha già abdicato, manca solo l’ufficialità del nome.

La tendenza ad accumulare incarichi ha un’altra degenerazione: il passare da un ruolo all’altro senza completare il proprio mandato politico. Come ci sono stati parlamentari europei che sono entrati alla camera o al senato lasciando il seggio a Bruxelles anzitempo, così alcuni neo eletti sono già candidati altrove. È il caso per esempio di Massimiliano Fedriga, rieletto per la terza volta alla camera con la Lega, e neo eletto governatore del centrodestra per le elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia.

Verrebbe da pensare che conseguentemente all’autoreferenzialità dei partiti e movimenti politici gli stessi non sono in grado di attrarre la “base” dei cittadini, favorendo il ricambio, pertanto vengono “riciclate” sempre le stesse persone

Alberto Speciale

Qui scarica il report di OpenPolis

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Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

1 COMMENTO

  1. Complimenti. Ottimo articolo che invita a riflettere su quello che considero un malcostume troppo diffuso nella nostra politica.

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