Benini: “Via Almirante? E perché non “Che” Guevara o Berlinguer?”

 
 

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Federico Benini, consigliere comunale del Partito Democratico.

“Se all’amministrazione comunale manca la preparazione o la fantasia per intitolare delle vie a personaggi storici di rilievo che magari abbiano fatto anche qualcosa di significativo e di buono per il nostro Paese, ho depositato delle richieste di intitolazione di strade da cui Sindaco e Assessori competenti possono sicuramente trarre degli spunti.

Le mie richieste vanno dall’intitolazione di una via ad Ernesto “Che” Guevara, peraltro già esistente a Reggio Emilia, in quanto simbolo mondiale della riscossa dei popoli soggiogati dalle politiche neocoloniali in Ameria Latina, Africa e non solo, a Via Palmiro Togliatti, il leader comunista che gareggiando con la Dc di De Gasperi nel secondo dopoguerra seppe mantenere sui binari della democrazia il Partito comunista italiano, uno dei più grandi dell’Europa occidentale.

Oppure ho proposto di istituire Via Enrico Berlinguer, che assieme ad Aldo Moro lavorò ad una prima forma di democrazia dell’alternanza attraverso il cosiddetto Compromesso storico. Osservo anche che a Verona manca ancora “Via Leonilde detta Nilde Iotti” la prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati.

Per entrare nel campo della cultura, manca Via Giorgio Gaber, Via Fabrizio De André e Via Rino Gaetano.

Di fronte a tutte le alternative possibili e meritevoli, sfugge quale sia il contributo che Giorgio Almirante, proposto da Circo Maschio, avrebbe dato alla democrazia e al popolo italiano: sotto al fascismo Almirante fu tra i firmatari del Manifesto della Razza del 1938. Nel 1942 collaborò alla rivista “La difesa della razza” come segretario di redazione. Visse la Seconda Guerra Mondiale da “reporter” in Libia mentre dopo l’8 settembre divenne capo gabinetto del ministero della Cultura Popolare della Repubblica Sociale Italiana. Nel dopoguerra finì nel mirino delle questure e istituzioni “quale elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo per l’acceso fanatismo fascista”. Negli anni Settanta le sue promesse di una destra moderna naufragarono vista la partecipazione di tanti estremisti di destra alle trame oscure del periodo noto come della Strategia della tensione. Inoltre non vennero mai chiariti i rapporti tra Msi ed eversione nera, P2 e Golpe Borghese. Solo un nostalgico potrebbe chiudere non uno, ma tutti e due gli occhi difronte alle tante ombre della storia di questo personaggio”.

 
 

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