Aumentano i trapianti, ma calano le donazioni di sangue e i donatori.

 
 

In Veneto, lo scorso anno, sono calate le donazioni di sangue Avis anche nelle province dove, di solito, si avevano i migliori risultati (come Treviso -1,29%, Venezia -1,47%, Rovigo -6,06% e Verona -2,14%).

In totale, le donazioni di sangue intero da donatori avisini sono state 185.280, con un calo dello 0,96% rispetto all’anno precedente. Non è andata affatto meglio per le donazioni di plasma, passate da 30.823 del 2016 a 27.920 del 2017, con un -9.42% In questo caso, la raccolta di plasma ha visto un decremento significativo dovuto al fatto che per fronteggiare le necessità, alcuni donatori sono stati invitati a donare sangue intero.

Per rispondere alle richieste degli ammalati e degli ospedali, nel corso dell’anno si è dovuto ricorre a sangue proveniente da fuori regione, precisamente da Trento e Bolzano.

“Nel 2018 vi è una leggera ripresa e i dati ancora parziali ci indicano un +2,86%, ma la preoccupazione resta alta, anche perché a calare sono pure i donatori – spiega il Presidente Giorgio Brunelloi nostri soci invecchiano e i giovani donano poco. Tra le cause, oltre al raggiungimento dell’età di stop per molti donatori, a 67 anni, il fatto che i giovani faticano a diventare donatori e, quando lo fanno, vengono in parte sospesi perché viaggiano, non sempre tengono un corretto stile di vita, hanno posti di lavoro più precari e sono preoccupati a chiedere il permesso per donare”.

Su quest’ultimo punto, che riguarda lavoratori di tutte le età, Brunello punta il dito, chiamando in causa direttamente le strutture sanitarie: “Non è la domanda che deve adeguarsi all’offerta, ma viceversa. Se le giornate più richieste dai donatori sono il sabato e la domenica, perché non sono al lavoro, le aperture dei centri vanno concentrate in quei giorni”.Soprattutto di questo tempi, che evidenziano un calo anche dei medici trasfusionisti. Tra chi va in pensione e non viene sostituito, e chi preferisce lavorare in una struttura privata, la penuria di medici dedicati alla raccolta del sangue e all’attività trasfusionale in Veneto si sta facendo sentire in modo pesante.

“O si inverte la tendenza, o la sanità veneta entrerà in crisi! Senza sangue non si opera e non si cura”. Basti pensare ai trapianti che stanno crescendo nella nostra regione e che necessitano di sangue, plasma e piastrine, anche in grande quantità in alcuni casi: in Veneto (nei centri di Verona, Padova, Vicenza e Treviso), i trapianti sono passati dai 437 del 2015 ai 646 del 2017 (fonte Aido Veneto).“Basterebbe questo unico dato per dire che occorre invertire la tendenza, noi stiamo mettendo in campo le nostre azioni, le istituzioni agiscano con le loro” – ha tuonato il presidente regionale.

La chiamata diretta dei donatori, la prenotazione di giorno e orario per donare, l’accoglienza da parte dei volontari dei donatori sia presso i Centri trasfusionali degli ospedali sia presso le unità di raccolta periferiche Avis (che si trovano nel padovano, trevigiano e veneziano e coprono il 30% della raccolta totale regionale) sono le azioni più forti che si sta cercando di attuare ovunque. Un Osservatorio associativo (in collaborazione con l’Università di Padova) sulla donazione per misurarne l’efficacia, l’andamento e le criticità, i modi più adatti per attirare i giovani è l’altra strada che la Regionale intende intraprendere.

Aumentati, negli ultimi tempi, anche gli interventi degli operatori Avis nelle scuole di ogni ordine e grado in tutto il Veneto, in particolare nelle classi quarte e quinte delle superiori, dove i ragazzi si avvicinano alla maggiore età. Si incontrano migliaia di studenti, ai quali vengono offerte attività di gioco, teatro e lezioni informative sulla solidarietà del dono. E sempre più presente l’Avis lo sarà nei centri estivi/Grest e nei contesti sportivi frequentati da giovani.

 
 

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