Aeroporto Catullo – Il Parere nel cassetto – Il Megabusiness di Marchi

 
 

Nuova scoperta dell’ultim’ora!

Nei cassetti del Catullo c’era il parere dirimente, il parere dei pareri.

Se quanto leggiamo nel parere del prof. Di Porto (da il Corriere di Verona 18.3.18) fosse così determinante da consolidare e certificare la presunta correttezza dell’operazione di cessione a SAVE, non comprendiamo come mai tale “asso” non sia stato correttamene giocato sul tavolo di ANAC, nei tempi e secondo le richieste della stessa.

E ancora, se tale parere fosse così granitico, avrebbe avuto senso pubblicarlo, o consegnarlo subito, anche al fine di evitare la perdita di tempo e denaro pubblico nell’indagine ANAC.

Probabilmente, quindi, tale super parere, tanto super non è.

Se poi chi l’ha steso era parte del tavolo dei professionisti che hanno confezionato il parere consegnato ad ANAC, e sul quale ANAC si è espressa, non comprendiamo come possa essere difforme il pensiero dell’estensore.

Due pareri, due misure? Un parere per ogni stagione?

E’ certo che c’è poca chiarezza e i comportamenti degli interpreti non sono così illuminati dalla luce del sole, ed oggi piove sul bagnato.

Chissà se anche con la Procura della Repubblica le notizie, i documenti, e “i pareri” saranno consegnati a rate.

Non resta che attendere gli ulteriori sviluppi, e, magari, non scoprire che nei cassetti ci siano documenti, o mazzi di carte “segreti”, da usare alla bisogna.

Nell’analizzare il contenuto delle dichiarazioni, nuovamente si cerca di portare in evidenza che il Catullo fosse in difficoltà. Ribadiamo che così non era, nel 2013 i milioni di passivo erano 3,4, mentre tre anni prima erano 26.

Il risanamento c’era e investire 50 milioni per il rilancio era possibile, mettendo in gara l’aeroporto.

Invece si è preferito scegliere Il Doge veneziano, che ha fiutato da lungo tempo l’affare.

Ricapitoliamo, cercando di rendere semplice il ragionamento.

A livello internazionale già dal 2012 circolava il progetto di sviluppo di Brescia – Montichiari, denominato “Europe 1” (ne abbiamo dato informazione nell’articolo del 24.1.18).

Lo sviluppo di un mega Hub in quella zona avrebbe messo a zero tutti i concorrenti diretti, sia Malpensa, che la “lontana” Venezia.

Marchi, all’epoca, già non navigava in acque tranquille, tant’è che nel 2016 Infravia e Deutsche Bank intervengono per operare lo spin off del Doge.

Quindi, avendo in mano il Catullo la concessione di Montichiari, il Doge ottiene (e qui sarà da capire il perché) l’esclusiva per la trattativa, in contrasto alle norme secondo quanto emerso nel documento ANAC.

Con l’esborso di circa 23 milioni, all’esito dell’aumento di capitale, il Doge acquista il controllo del Catullo, pur essendo in minoranza, ma in virtù dei patti sottoscritti per l’ingresso, e rade al suolo il board presente, ad eccezione del Presidente Arena che ovviamene è allineato, poiché regista dell’operazione (come indicato da ANAC).

Contemporaneamente deprime gli investimenti, nonostante le mirabolanti presentazioni, e il susseguirsi di annunci, anche da parte del Presidente Arena, e del Presidente Riello, che entra in parallelo nel 2015 a sostegno della tesi presidenziale Areniana.

Sul punto il giornale della piccola Confindustria di Verona ha dato nota dei proclami, ed una ricognizione dei giornali del settembre 2015 può essere utile.

Contemporaneamente il fondo Sixiang, promotore del mega Hub Europe 1, diffonde, per il tramite del proprio manager, le informazioni utili a far comprendere cosa dovrebbe diventare Brescia-Montichiari-Ghedi, ovvero 15 miliardi di investimento, 6 piste, centri commerciali, alberghi, parco divertimenti, un teatro all’aperto da 10/15 mila posti, e comunica di essere a buon punto con gli uffici ministeriali (Corriere di Brescia 16.03.2014 e Brescia Today 14.03.2016 – in questo è indicata la partecipazione di SAVE ad un tavolo di concertazione –  come da documenti allegati).

Il Doge ha ripetutamente annunciato di voler salire all’80% del Catullo, per implementare lo sviluppo, quello sviluppo che ad oggi a 4 anni di distanza nessuno ha visto.

In realtà si può comprendere come l’interesse sia per la cessione della concessione di Montichiari, che potrebbe essere stimata, se ceduta al fondo cinese, circa 200 milioni.

Con il mega Hub Verona sarebbe ridotta ad un Boscomantico 2, la plusvalenza eccezionale, visto l’investimento di 23 milioni iniziali, sarebbe tutta a vantaggio del Doge, che certamente ha fatto bene i propri conti. Fantascientifico? Dubitiamo, è tutto sulle carte.

Ora il sistema si è inceppato per colpa di ANAC, per colpa del rispetto delle leggi.

Non resta che attendere lo sviluppo degli eventi e darvene notizia.

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