Aeroporto Catullo – E se…

 
 

Ipotesi.

1) Al prossimo C.d.A. della Catullo volassero gli stracci: SAVE punterebbe i piedi per farsi sovra pagare la quota acquistata con una due diligence che aveva osservato solo la polpa (i debiti non considerati), infatti ha investito c.a. 24 milioni di €uro in tutto acquistando il 2% da Villafranca (come abbiamo detto senza gara e senza il parere della Corte dei Conti) per 1 milione circa, e poi ha sottoscritto l’aumento di capitale quasi tutto da sola, salendo al 42%.

Ora, per vendere, direbbe che in 5 anni l’asset si è valorizzato e che il Catullo (Verona + Brescia) vale c.a. 100/120 milioni. Sempre e solo polpa. I debiti c.a. 60 milioni non pervenuti.

I soci pubblici, ricompattati dallo spauracchio dell’opinione pubblica, ma soprattutto dalla Procura (visto il susseguirsi di notizie utili: Antitrust, ANAC e Corte dei Conti), spingerebbe per una gara per la cessione della partecipazione di SAVE.

Su che base si farebbe la gara e per cosa? Per lo sviluppo del progetto Romeo? Ci scappa da ridere.

E sarebbe tutto organizzato da chi? Da chi ha gestito fino ad oggi con questi fulgidi esempi di investimento e lungimiranza?

E chi dovesse comprare le quote di SAVE, a che prezzo e per quale valore effettivo?

Chi ripiana le perdite costanti di Brescia (almeno 8/10 milioni l’anno), e la sentenza che porta 20 milioni ad ENAV?

Nessuno parla dell’Antonov e delle conseguenze che ha portato, con sentenza della Cassazione, a pignorare l’automobile al Ministro Toninullo. Quanto costa pagare gli eredi delle vittime del disastro del 1995?

2) Al prossimo C.d.A. della Catullo stringessero nuove strategie di sviluppo con SAVE: chi metterebbe i soldi per lo sviluppo? SAVE è solo del 12 % del Dott. Marchi, mentre il restante 88% è dei fondi Infravia e DeutscheBank, che già non vedono remunerativo il loro investimento su Venezia per 6/700 milioni, figurarsi spenderne per sviluppare un competitor, a meno che il progettino Romeo non serva proprio per tarpare definitivamente le ali a Verona, chiudendo Brescia, e passando così la governance a SAVE, rispettando i patti del 2014.

3) Al prossimo C.d.A del Catullo mostrassero finalmente gli attributi: compatta la maggioranza (58% c.a.), metterebbe in minoranza SAVE, preparerebbe le “carte” per una gara ad evidenza internazionale (ci vuole almeno un anno) sulla scorta della proposta di sviluppo dei canguri (nuove aerostazioni in 5 anni e sviluppo boom sia di Verona che di Brescia), e si terrebbe una fetta della società in capo al pubblico, a fronte di un investimento tra i 5 e 600 milioni, incassando i dividendi e facendo sistema con il territorio.

In ogni caso il 2019 è volato via… senza una programmazione e con i debiti da pagare.

E come diceva Mike: quale vuole signora? La 1, la 2 o la Treeee?

Sempre che la signora Longari non cada sull’uccello.

 
 

3 COMMENTI

  1. …e se, la Procura agisse? E se Cariverona battesse un colpo? E se i canguri facessero il sospirato salto? E invece? Il silenzio!

  2. quando si dice voler castrare un aeroporto…. sono state pubblicate oggi le informazioni aggiornate sulle caratteristiche aeroportuali post lavori, ebbene la taxiway Tango è passata da 18m di larghezza (escluse spalle) a ben 15m!!!!! siamo gli unici co****ni al mondo che permettiamo un declassamento dell’infrastruttura.

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