Aeroporto Catullo – Approfondimenti e Riflessioni sull’inchiesta – Episodio 5 (Le responsabilità dei soci veronesi)

 
 

La memoria sempre più corta dei Soci Veronesi quando si parla di Catullo ….

Continua la nostra inchiesta sul Catullo.

Abbiamo illustrato, negli episodi precedenti, come tutto porti ad un epilogo di profondo ridimensionamento. Catullo che “galleggia” con una crescita di traffico passeggeri in termini di volumi – anno su anno – che risulta essere tra le più basse per il nord Italia, per Brescia inutile parlare.

Oggi vogliamo parlare della memoria corta di alcuni Soci Veronesi del Catullo che hanno avuto un ruolo importante nell’affare SAVE-Catullo.

Partiamo dal ex Presidente della Popolare di Vicenza, ha sempre avuto un attrazione fatale per gli aeroporti, ed il sogno lo realizzò con l’acquisto di quote della SAVE in una fase assai delicata per il gruppo aeroportuale, con un acceso confronto per il controllo.

Il fondo Amber, partendo dal 12% acquistato dal Comune di Venezia, che deteneva oltre il 20% del capitale, voleva crescere, e le Generali avevano deciso di vendere la loro partecipazione in SAVE. L’intervento della banca fu certamente un passaggio chiave per la ridefinizione di un nuovo equilibrio azionario. Ma di certo non avvenne a prezzi di saldo, e a quanto sappiamo non è stato mai un problema per le banche Venete, il Presidente Zonin mirava ad unire sotto un unico controllo tutti gli aeroporti Veneti, era, quindi, un progetto più politico che industriale. L’istituto arrivò a versare fino a 14,15 euro a titolo, con lo stesso titolo che valeva 12.97 euro ad azione. A garantire comunque la plusvalenza al momento di vendere, avrebbero contribuito le azioni “storiche” detenute nell’aeroporto di Venezia da parte della Popolare di Vicenza.
Quindi parte da Vicenza l’input sulla scalata del Catullo; non era un progetto industriale ma una decisione politica.

E’ importante ricordare che nel 2012, l’allora Presidente di Unioncamere Veneto e della Camera di Commercio di Verona, Alessandro Bianchi, entra nel C.d.A. della Popolare di Vicenza, e tale passaggio diventa quasi una spinta decisiva verso l’ingresso di SAVE nel Catullo, e la realizzazione del sogno aeroportuale di Zonin, e non solo.

Si ricorda qui la frase detta dal Dr. Bianchi al momento della firma dell’accordo con la SAVE a settembre del 2014: “sono molto orgoglioso di questo accordo”.

Alla luce degli eventi ci chiediamo se lo sia ancora.

La Camera di Commercio di Verona era azionista di maggioranza relativa e aveva un peso importante nelle decisioni prese, anche se i revisori dei conti avevano contraddetto la decisione, ritenendo che la procedura seguita mancava del confronto concorrenziale tipico delle procedure ad evidenza pubblica. Ma questo non ferma il neo consigliere della Popolare di Vicenza e lo stesso Presidente Arena, e l’accordo prosegue.

La situazione diventa quasi comica nel momento in cui l’ex Sindaco Flavio Tosi e l’ex Presidente della Provincia Gianni Miozzi avevano posto come vincolo all’ingresso di SAVE in Catullo il ricollocamento dei cassintegrati. Sappiamo tutti come poi è andata a finire.

Il comitato dei saggi, che era stato incaricato dal C.d.A. Catullo, di redigere un parere per trovare una via legale all’operazione Catullo – SAVE, pone dei prerequisiti all’ingresso di SAVE in Catullo: 1)- il controllo della società di gestione dovesse rimanere operativamente saldamente in mano pubblica; e 2)- fosse sottoscritto il Piano Industriale approvato dall’assemblea dei soci.

Il C.d.A. del Catullo disattendere eil parere che prevedeva quale strada principale la gara ad evidenza pubblica, e quale seconda prospettiva, l’ingresso di un partner industriale con le prescrizioni sopra indicate.

Anche qui sappiamo come è andata a finire, e la memoria rimane molto corta al Presidente Arena, che non condivise con i soci in assemblea la sottoscrizione dei patti parasociali, e che lasciò il controllo del Catullo a SAVE con quasi l’intero C.d.A., ma soprattutto non era stato sottoscritto il piano industriale già approvato dall’assemblea.

Il resto è storia vissuta: SAVE entra in Catullo a prezzi di saldo e può fare ciò che vuole. Il primo intervento premonitore sulla sorte dell’aerostazione fu l’annullamento dell’accordo di concessione della Margherita Nord con Difesa Servizi. Un vero colpo considerando che l’area da sempre è stata considerata vitale per garantire lo sviluppo del medio-lungo termine. Ai soci del Catullo, non avendo sottoscritto nessun nuovo piano industriale, diventa subito molto chiaro che il destino della Catullo fosse completamente nelle mani di SAVE.
Importante far notare che all’assemblea dei soci del luglio 2014 era invece stato ribadito il rilancio del Catullo e la necessità di operare un aumento di capitale di 50 milioni di euro per far partire subito gli investimenti sia su Verona che su Brescia.

Anche qui sappiamo come sono andate le cose ed addirittura sia il Presidente Arena che il Presidente Riello rilasciano sui giornali locali delle interviste il 15 settembre 2015 dal titolo “Aeroporto Catullo, poste le basi per un futuro roseo e solido”. Parola di Riello. “Stante la difficile situazione economico-finanziaria in cui versava la società, il nuovo partner industriale, Save, ha portato avanti le uniche strategie di rilancio che si potevano mettere in atto: cioè il risanamento dei conti, prima, e il rilancio delle rotte e lo sviluppo delle infrastrutture, poi.“ Praticamente a meno di un anno dall’ingresso di SAVE la strategia per il Presidente Riello cambia, non più rilancio, ma prima risanamento. Noi ci chiediamo se il risanamento non passi per il rilancio con lo sviluppo di nuova infrastrutture tanto necessarie per la Catullo. Ancora memoria corta …

Il Presidente Riello continua nell’intervista precisando che “E’ la prima volta che a Verona assisto, nel settore del servizio pubblico, alla realizzazione di un piano di risanamento e sviluppo serio con un orizzonte temporale serio: da qui a 6 anni e trentennale. Un piano che seguirò passo passo in futuro, e che si concretizzerà a breve con l’avvio dei cantieri per la riqualificazione della sala imbarchi del terminal partenze con un incremento del 30% delle aree commerciali e di servizio ai passeggeri.”

Anche qui il tempo è galantuomo e ha dimostrato completamente il contrario: ad oggi sono stati sviluppati 2 negozi per 190 mq nell’area delle sale partenze, considerando che le aree commerciali attuali sono di circa 3000 metri l’incremento è stato di appena il 6%.
Poi prosegue: “Il primo di una serie di progetti di sviluppo delle infrastrutture che prevedono investimenti per 66 milioni di euro funzionali alla gestione di 4 milioni di passeggeri previsti per il 2019. I lavori alla sala partenze si concluderanno nel 2016 e nel 2017 saranno avviati cantieri per 21 milioni di euro per l’ampliamento e la riqualificazione del terminal. Si tratta di investimenti che saranno realizzati tra il 2015 al 2019, sono già stati approvati dall’Enac. E saranno interamente autofinanziati. Il che non è da tutti”. E qui troviamo citati per la prima volta i 66 milioni che vengono ripetuti continuamente, ma mai spesi ! Nel 2017 sono stati spesi appena 9 milioni dei 21 previsti, rispetto a quanto affermato da Riello, e questi sono stati spesi per interventi di manutenzioni e non di rilancio.

Siamo un po’ tutti stanchi di leggere interviste con annunci che vengono smentiti dai fatti, e di dover accettare gli annunci da campagna elettorale dei Presidenti Arena e Riello. Oggi lo sviluppo non è partito, ed il 2018 passerà senza investimenti. Il progetto Romeo che pianificano di realizzare non porta quella capacità aeroportuale necessaria per affrontare il medio-lungo termine: allora perché realizzarlo? Perché insistere nel distruggere l’unico catalizzatore di sviluppo che ha il territorio del Garda. Il progetto che mirano a realizzare non sarà pronto prima del 2024/2025 e potrà gestire al massimo 4 milioni di passeggeri con un pessimo livello di servizio: è questo che vuole vendere al territorio l’accoppiata Riello-Arena?

Nella nostra inchiesta abbiamo chiesto dell’indagine ANAC, e ci riferiscono che la sentenza ci sarà, e non potrà essere troppo diversa dal pronunciamento del Presidente dell’Antitrust Italiana. Nello specifico Il Presidente Petruzzella ritiene che, “sotto il profilo della concorrenza per il mercato, l’indizione di una procedura ad evidenza pubblica sia comunque preferibile alla trattativa privata ai fini dell’individuazione del partner piu’ adeguato a collaborare con il socio pubblico alla gestione di societa’ titolari di concessioni aeroportuali”. La segnalazione è stata inviata dall’Autorita’ Antitrust ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio, al ministro dei Trasporti e all’Enac. Ricordiamo che la segnalazione prende proprio spunto dalla vicenda Save -Catullo: “nel corso del 2014 – spiega l’Antitrust – in assenza di procedure di evidenza pubblica per la selezione del socio privato, la societa’ SAVE, societa’ privata di gestione degli aeroporti di Venezia e Treviso, ha acquisito il controllo congiunto della societa’ Aeroporto Valerio Catullo di Villafranca di Verona, titolare della gestione degli aeroporti di Verona e Brescia”. L’Antitrust invita quindi le autorita’ “ad adoperarsi in futuro affinche’ venga rispettato l’obbligo del ricorso a procedure di evidenza pubblica nella scelta del socio privato, sancito dal decreto legislativo 175/2016, promuovendo l’indizione di vere e proprie gare quanto meno nei casi in cui, per effetto della cessione delle quote pubbliche e/o di un successivo aumento di capitale, si possa modificare l’assetto soggettivo originario della gestione della societa’ titolare di pubbliche concessioni aeroportuali”.

Crediamo quindi che nel prossimo futuro, con ANAC che rilascerà sentenza in merito all’ingresso di SAVE nel Catullo, ci troveremo a dover ricordare ai nostri concittadini soci Catullo, con memoria corta, che è venuta l’ora di attribuire delle responsabilità per quello che è successo. I soci Veronesi del Catullo con in testa i Presidenti Arena e Riello dovranno rispondere dell’ingresso, in modo non corretto, di SAVE nel Catullo, situazione che ha generato un evidente ridimensionamento dell’aeroporto, e che sta avendo un impatto negativo sulla crescita del territorio, oltre alla perdita di posti di lavoro diretti (dicono circa 140 persone) ed indiretti.
Non chiediamo giustizia ma chiarezza ed assunzione di responsabilità.

http://www.veronapulita.it/aeroporto-catullo-avanti-save-nonostante-dei-revisori-dei-conti/

 
 

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