Aeroporto Catullo – A un anno dall’inizio

31 Dicembre 2018

Consuntivo

L’inchiesta partita in sordina il 6 gennaio scorso sembrava un fuoco di paglia.

Abbiamo ripercorso dall’ultimo articolo al primo tutta la storia che si è dipanata in questi 12 mesi.

Una considerazione a fine anno, come si fa nelle buone aziende, è che senza di noi, e senza il bravo Zanotto, a cui va dato merito della costanza (in media un articolo ogni 2 giorni), l’argomento sarebbe passato sotto traccia e, probabilmente, gli interpreti l’avrebbero fatta franca, consegnando il Catullo e le sue due concessioni quarantennali a SAVE, nel rispetto dei patti parasociali.

Non è una conclusione affrettata, ma sta di fatto che il problema Catullo è diventato un problema pubblico, e proprio perché portato alla luce del sole sotto tutti gli aspetti, e con tutti gli interpreti, ora anche i “salotti buoni” sono della partita e rivogliono il Catullo “Veronese”, o meglio senza il Doge.

Abbiamo assistito a capriole carpiate del Presidente Arena e del Presidente Riello, prima schierati a difesa della scelta (scellerata) del 2014, ora a difesa del ritorno in “Patria” del gioiellino.

Sono gli stessi che si propongono quali traghettatori, ma non si capisce bene chi possa dare ancora fiducia a chi ha raccontato storie positive nel corso di questi quattro anni, quando l’evidenza era di segno contrario.

Certamente chiunque può sbagliare scelta, ma la pervicacia non può essere premiata con il mantenimento del posto, anche se la conversione è manifesta (e a dirla tutta puzza un po’ di opportunismo).

Probabilmente è più la paura di un intervento purificatore della Procura ad animare scelte di comodo.

Certo è che se non ci fossimo stati, e se tutte le informazioni date nel corso dell’anno non fossero state verificate prima della pubblicazione, avremmo ricevuto più di una lamentela, o qualche richiesta di rettifica, o ancora qualche esposto o denuncia.

Unica nota stonata, non per noi ma per chi l’ha suonata, un esposto che abbiamo ricevuto per il sondaggio dell’aprile scorso (tra i link in calce), esposto partito dal “fuoco amico”, ovvero da chi si sarebbe potuto adoperare come noi per far emergere la verità dell’informazione.

Pazienza.

Ma la verità non ammette censure, né può essere piegata a quello o a quell’altro potente di turno che s’infastidisce se pubblichiamo i fatti e ci permettiamo di commentarli.

E’ il nostro mestiere.

Continueremo finché sarà necessario e finché avremo da scrivere, e non sarà l’unico argomento a cui dedicheremo nel corso del 2019 ampio spazio.

Consuntivo

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